Lo scorso 21 novembre si è tenuto a Torino, presso il Consiglio regionale del Piemonte, il secondo incontro del Ciclo 2013 “I diritti dei cittadini nell’Unione Europea. Quali forme di partecipazione per andare oltre il disincanto?”, organizzatoin collaborazione con il Consiglio Regionale del Piemonte e la Consulta Regionale Europeada un gruppo di importanti centri politico-culturali torinesi tra cui MFE, CESI e CSF. Al dibattito sul temaL’Iniziativa dei Cittadini Europei come istituto di democrazia diretta e partecipata. Quali opportunità per promuovere il cambiamento in Europa e per costruire un reale “spazio pubblico” europeo?”, presieduto da Roberto Palea (Presidente Centro Studi sul Federalismo), hanno partecipato Giampiero Bordino (Centro Einstein di Studi Internazionali) e Giuseppe Porro (Università di Torino, Istituto Universitario di Studi Europei).

 

Dopo i saluti di Fabrizio Comba (Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte), Palea ha introdotto l’argomento, osservando che l’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) costituisce una novità importante del Trattato di Lisbona, in quanto unico strumento di democrazia partecipativa che può consentire ai cittadini una mobilitazione europea su contenuti e progetti, soprattutto alla luce delle prossime elezioni europee. Porro, nel suo intervento, ha sottolineato che esistono già diversi strumenti – ad esempio la petizione e il ricorso al difensore civico – attraverso cui i cittadini possono agire a livello europeo. L’Ice, che è un istituto ancora poco conosciuto, permette ai cittadini di chiedere alla Commissione un’iniziativa legislativa su un tema specifico e quindi va nella direzione di creare una sfera pubblica europea. Ci sono però attualmente forti tendenze ad avere un atteggiamento negativo verso l’UE, percepita come un’istituzione che detta ordini senza fornire aiuti e i cittadini appaiono come soggetti passivi. Esiste indubbiamente un problema di comunicazione per cui non viene detto ciò che è stato fatto per facilitare la vita dei cittadini europei. Occorre tuttavia anche fare un salto qualitativo per evitare che l’Europa rimanga intrappolata nello schema delle organizzazioni internazionali, in cui i soggetti sono sempre gli stati e non i cittadini. Si dovrebbe proporre l’elezione diretta del presidente della Commissione europea, per cui i partiti indicano un proprio candidato e presentano i loro programmi. I cittadini avrebbero così interesse a partecipare e un presidente eletto dal popolo avrebbe un’altra rappresentanza e potrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica su un programma specifico.

Bordino, nella sua relazione, ha rilevato che dall’entrata in vigore dell’Ice, il 1 aprile 2012, sono state presentate alla Commissione 29 proposte ICE, di cui 17 in corso. Si tratta di uno strumento che ha una certa operatività e ha soprattutto il merito di mettere sullo stesso piano il diritto di iniziativa dei cittadini con quello del Consiglio e del Parlamento. L’UE deve affrontare attualmente un problema di politiche sbagliate a cui si aggiunge la carenza di uno spazio pubblico europeo. L’Ice rappresenta un’occasione giuridico-istituzionale per aggregare pratiche comunicative, relazionali, decisionali collettive in ambito civile e a livello transnazionale e quindi concorre alla creazione di una sfera pubblica europea. Se non si moltiplicano le azioni per allargare queste pratiche, soprattutto in vista di elezioni che si preannunciano negative per il prevalere di forze anti-europee, non è possibile creare un senso di appartenenza sovranazionale e il futuro dell’Europa diventa problematico. Una delle Ice in cantiere, promossa dal MFE, ha per oggetto un Piano straordinario europeo per lo sviluppo sostenibile e per l’occupazione. Attendersi che lo sviluppo in Europa possa avvenire attraverso le leadership europee attuali, desolanti e dalla vista corta, rappresenta un’illusione. Al termine delle relazioni è seguito un dibattito che ha visto da parte del pubblico in sala una serie di interventi e a conclusione dei lavori si è riaffermata nuovamente la necessità di premere per la presenza del popolo alle elezioni europee, creando anche attraverso l’Ice occasioni per allargare il consenso dei cittadini a favore di una politica di cambiamento in Europa.