Martedì 21 gennaio, a Torino, presso la Fondazione “Luigi Einaudi”, si è tenuto il primo incontro del Ciclo 2014 “Dalla sovranità perduta alla sovranità condivisa: le elezioni europee per costruire una nuova democrazia europea”, organizzato da un gruppo di centri politico-culturali torinesi tra cui MFE, CESI e CSF. L’incontro sul tema “Tra neo-nazionalismi ed Europa federale: la sfida da vincere” ha preso spunto dalla pubblicazione del libro di Alberto Martinelli, Mal di nazione. Contro la deriva populista, Università Bocconi Editore, 2013. Al dibattito, coordinato da Flavio Brugnoli (Direttore Centro Studi sul Federalismo), hanno partecipato Yves Mény (Membro del Consiglio Direttivo del CSF, Presidente della Scuola di Studi Superiori Sant’Anna), Gian Giacomo Migone (Università di Torino, membro del Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo) e l’autore del libro, Alberto Martinelli (Professore emerito di Scienza politica e Sociologia all’Università di Milano).
Flavio Brugnoli ha introdotto l’argomento, osservando che di fronte al rischio di una deriva nazional-populista, alle prossime elezioni europee, non si può più pensare di costruire un’identità europea solo su basi economiche. Sul piano istituzionale, la soluzione federale, coniugando autogoverno locale e governo condiviso sovranazionale costituisce la risposta più adatta, come suggerito dal libro di Martinelli.
Yves Mény, nel suo intervento, ha precisato che tra nazionalismo e populismo non esiste un rapporto d’identità: i populismi hanno una componente nazionalistica, ma nascono spesso come protesta e rifiuto, contro le élite politiche, economiche e intellettuali. La soluzione a questi problemi sarebbe un’Europa federale, in quanto unica prospettiva istituzionale in grado di conciliare autonomia delle parti e governo. Attualmente “l’Europa avanza di nascosto”, con un “federalismo tecnico” che giorno dopo giorno registra progressi, mentre il federalismo politico è fermo. Il salto qualitativo si avrà quando i trattati europei potranno essere modificati a maggioranza: e in questa direzione si è già fatto un passo attraverso il Fiscal Compact, a cui due paesi hanno deciso di non aderire. L’Europa deve quindi scegliere se ridursi a mercato comune o diventare progetto politico.
Gian Giacomo Migone, nella sua relazione, ha condiviso il pensiero di Mény, per cui nazionalismi e populismi non sono espressioni equivalenti. Riferendosi al caso degli Stati Uniti, ha rilevato che quello americano è un nazionalismo necessario per tenere insieme diverse ondate migratorie che si distinguono per provenienza, etnia e religione. Siamo in una prospettiva multipolare, in cui c’è un vuoto di potere e una crescente ineguaglianza. In questo contesto, un’Europa integrata sarà un polo importante a cui gli americani si sentiranno vicini. Il populismo è un epifenomeno della debolezza delle elité. È quindi importante che i cittadini comprendano che la costruzione di un’Europa democratica ha ripercussioni fondamentali nella loro vita quotidiana.
Infine, Alberto Martinelli, illustrando il libro, ha sottolineato che attualmente l’antieuropeismo costituisce il punto di coagulo tra nazionalismo e populismo. La minaccia al processo di integrazione europea deriva da tutti quei partiti nazional-populisti che sono contrari all’Europa e alle sue acquisizioni, come la moneta unica. Occorre quindi sviluppare una serie di azioni forti a favore dell’Unione europea. Affinché le prossime elezioni riguardino davvero i temi europei, sono necessarie proposte innovative, sforzi di programmazione, politiche che diventino effettivamente politiche dell’Unione. Pensare di contrastare la tecnocrazia in termini nazionali non è possibile; occorre una capacità di controllo e regolazione a livello sovranazionale e il federalismo è la forma politica più adatta nel mondo globalizzato. Il sistema federale europeo sarà diverso da quello americano e tedesco, anche perché alcuni elementi dello stato nazionale vanno recuperati per costruire un senso di appartenenza in un contesto di identità multiple.
Al termine delle relazioni è seguito un dibattito con il pubblico in sala, che ha visto interventi, ricchi di spunti di riflessione, da parte di Riccardo Lala, Lucio Levi, Giuliano Martignetti, Massimo Chiais. A conclusione dei lavori si è ribadito che, seppur le prossime elezioni europee saranno ancora condizionate da situazioni nazionali, è indispensabile che nella prossima legislatura l’Europa prosegua nel suo cammino verso un’effettiva compiutezza politica.