Mercoledì 17 ottobre 2018 presso il POLO DEL ‘900 di Torino si è tenuto il convegno “Il Sessantotto e le origini della società civile globale. Per un’alternativa al nazionalismo sovranista Testimoni a confronto”. Sono intervenuti Maria Chiara Acciarini, ex-Sottosegretaria al Ministero della Famiglia; Alessandro Cavalli, sociologo; Lucio Levi, Politologo; e ha presieduto Marco Brunazzi, Presidente del Centro Studi Gaetano Salvemini.

 

Il Convegno intende sviluppare una riflessione critica su contenuti, obiettivi ed esiti del Sessantotto alla luce del momento storico che stiamo vivendo, segnato dalla rinascita del nazionalismo identitario e autoritario e dal mito della sovranità assoluta degli Stati. Il Sessantotto, nella chiave interpretativa che si intende dibattere, è stato sopratutto, prima che un tentativo di rivoluzione politica (in sostanza abortito), una grande trasformazione culturale e antropologica, di dimensioni sovranazionali e tendenzialmente globali, orientata in senso anti-autoritario, che ha attraversato in particolare alcune istituzioni sociali fondamentali: la famiglia, la scuola e la fabbrica. Questa trasformazione ha posto in primo piano, in alternativa alle dinamiche del consumismo divenute tendenzialmente egemoni proprio in quell’epoca, il tema dei bisogni immateriali nelle loro varie possibili declinazioni, dall’uguaglianza sociale e di genere ai temi ambientali al tema della pace.
Il movimento del Sessantotto ha attraversato orizzontalmente continenti diversi, facendo emergere le potenzialità della società civile globale emergente prima ancora che il processo di globalizzazione si realizzasse pienamente, anche grazie ad una straordinaria rivoluzione tecnologica nelle comunicazioni e nei trasporti, e ponesse quindi in primo piano il fenomeno dell’interdipendenza planetaria in tutti i campi della vita associata.
Dal Sessantotto deriva quindi un’eredità politico-culturale che può contribuire a costruire un’alternativa al nazionalismo identitario, sovranista e autoritario che tende a diventare egemone in Europa e in altre parti del mondo. Pensare di poter essere liberi, prosperi e felici “da soli” e contro gli “altri” in un mondo ormai fortemente interdipendente e interconnesso, è una grande illusione che si vende bene ovunque sul mercato politico, ma che è destinata a produrre nel XXI secolo, se non adeguatamente contrastata, conflitti e disastri di dimensioni inedite anche rispetto al più recente passato.
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