Giovedì 25 giugno 2020 si è tenuto il dibattito “Nazionalismo identitario e globalizzazione in Europa e nel mondo. La logica omicida e suicida del “loro” e del “noi””, ispirato all’articolo pubblicato sulla rivista “The Federalist Debate” nel n.1-2020 e firmato da Giampiero Bordino.

Sono intervenuti al dibattito Giampiero Bordino, Presidente del Centro Einstein di Studi Internazionali di Torino, Marco Brunazzi, Presidente dell’Istituto Salvemini, Alessandro Cavalli, dell’Università di Pavia, con la partecipazione del Polo del ‘900 di Torino.

Il nazionalismo identitario, che con la globalizzazione è diventato sempre più diffuso e pervasivo in tutte le civiltà e i continenti, ben oltre il tradizionale modello novecentesco europeo, basa la sua forza comunicativa e persuasiva, utilizzata dalle leadership politiche opportunistiche e tendenzialmente criminogene presenti in tutto il mondo ai fini della ricerca e l’organizzazione del consenso popolare, su una semplice ma efficace contrapposizione quella fra “loro” e “noi”. “Loro” minacciano l’identità e la stessa sopravvivenza di “noi”, e dunque in ultima istanza, se non è possibile per altre strade una trasformazione radicale dei “diversi” che metta fine alla minaccia, non resta che la via dell’eliminazione fisica, la “soluzione finale” di hitleriana memoria. Il fanatismo identitario, il tribalismo, hanno oggi nel mondo molteplici facce: da quella dell’islamismo radicale, a quella del nazionalismo induista, a quella del “suprematismo” bianco (americano e non), a quella del nazionalismo “sinizzatore” cinese, per fare solo qualche esempio. E in Europa l’Ungheria di Orban, nel contesto dell’alleanza di Visegrad con polacchi e altri, è divenuta il primo Stato esplicitamente illiberale, parafascista e neo-nazionalista dell’Unione Europa. Il nazionalismo identitario, ha scritto la semiologa Julia Kristeva, è usato ovunque dai leader politici nazionalisti e populisti (da Trump a Modi a Xi Jinping per citare solo i maggiori), come “una sorta di antidepressivo” da usare in dosi crescenti fino alla completa “guarigione”. Ma come è noto a tutti coloro che non soffrono di forme di “amnesia” più o meno consapevole, nella storia umana spesso “loro” e “noi” con il tempo invertono i ruoli. La logica del “loro ” e del “noi” non è quindi soltanto omicida, è anche tendenzialmente “suicida”. Il neo-nazionalismo identitario, e i leader politici che lo incarnano, producono “frutti avvelenati” non solo per sé, ma anche per figli e nipoti. Il 1945 di Germania e Giappone, per fare solo due esempi. Da tempo sappiamo, se lo vogliamo, che dopo l’antidepressivo non c’è alcuna guarigione, più semplicemente si muore, “noi” con “loro”.