Mercoledì 19 gennaio presso la Fondazione Luigi Einaudi, nell’ambito del nuovo ciclo di incontri riguardanti “L’Europa di Lisbona nel mondo che cambia”, la sezione di Torino del Movimento Federalista Europeo (MFE) e il Centro Einstein di Studi Internazionali (CESI), in collaborazione con i più importanti centri studi torinesi, hanno organizzato un Dibattito sul tema Le nuove dimensioni della democrazia. All’incontro, presieduto da Alessandro Cavalli (Università di Pavia, Il Mulino), hanno partecipato Lucio Levi (Presidente MFE) e Massimo Salvadori (Università di Torino).

Cavalli ha introdotto l’argomento, sottolineando come nel corso dei decenni l’aumento dei paesi democratici è stato accompagnato da una crescita delle difficoltà per la democrazia. Il processo di globalizzazione ha spostato il discorso delle decisioni al di sopra delle istituzioni rappresentative e parallelamente si è registrata una crescente disaffezione della società civile, e in particolare della sua componente giovanile, verso ciò che avviene sulla scena politica delle democrazie. Levi ha aperto la sua relazione, osservando che mentre la società e l’economia si sono globalizzate, la politica è rimasta ferma ai confini degli stati, per cui la sfida del nostro tempo consiste nella realizzazione di istituzioni democratiche sovranazionali. In quest’ottica l’UE, seppur il suo processo d’integrazione sia incompleto, costituisce un modello importante grazie all’elezione diretta del Parlamento Europeo, che con il Trattato di Lisbona ha ottenuto potere di co-decisione in diversi ambiti. A rafforzare i progetti di democrazia transnazionale contribuisce non solo l’iniziativa europea, ma anche l’azione di un numero crescente di assemblee parlamentari sovranazionali in varie aree del mondo. Levi ha inoltre sottolineato l’importanza della campagna in corso per la creazione di un’assemblea parlamentare dell’Onu. Si tratta di un progetto che stimola un generale processo di riforma per rendere le Nazioni Unite un’effettiva istituzione di governo mondiale. Salvadori nel corso della sua relazione ha sottolineato che è possibile affrontare la situazione di sbandamento della democrazia solo in presenza di strumenti istituzionali operativi e di una cultura politica dominante in grado di sostenere tali istituzioni. Il problema tuttavia deriva dal fatto che i grandi stati si sono resi organici al processo di globalizzazione economica e la cosiddetta ‘plutocrazia’, espressione di grandi gruppi d’interesse internazionali privi di legittimazione, è penetrata nelle istituzioni, gettando in una forte crisi i regimi democratici. Scettico sulla possibilità di giungere a un governo mondiale, Salvadori pensa che la democrazia può ritrovare strumenti efficaci solo grazie all’azione dei grandi stati, che hanno potenzialmente gli strumenti per ristabilire un colloquio capace di dar luogo a un nuovo ordine mondiale.

Al termine delle relazioni è seguito un dibattito che ha visto da parte del pubblico in sala diversi interventi, tra cui quello di Alfonso Iozzo (membro esecutivo Unione dei Federalisti Europei) e Giorgio S.Frankel (Centro di Ricerche e Documentazione ”Luigi Einaudi”). Seppur con prospettive diverse, i relatori, a conclusione dell’incontro, hanno concordato sul fatto che una globalizzazione senza governo non è sostenibile e la cooperazione multipolare che si sta affermando evidenzia la necessità di rispondere con la politica alle sfide dell’interdipendenza globale.