Martedì 8 giugno presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino si è tenuto l’ultimo incontro del ciclo L’Europa di Lisbona nel mondo che cambia, promosso dal CESI-MFE in collaborazione con altri centri studi e associazioni torinesi, che ha avuto come tema Dollaro, euro: quale assetto monetario internazionale dopo la crisi?. Al convegno, presieduto da Andrea Comba (Università di Torino), sono intervenuti Giorgio S.Frankel (Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Einaudi”), Paolo Migliavacca (Il Sole 24 Ore) e Antonio Mosconi (CESI), esprimendo il loro punto di vista sulle possibili reazioni all’instabilità del quadro economico mondiale.
Frankel nella sua relazione ha sottolineato che mentre un tempo il mondo occidentale era il know-how dell’economia internazionale, oggi con la globalizzazione sono emersi nuovi attori. Tra questi, stati arabi del Golfo, Cina e Brasile non solo hanno registrato crescenti interscambi commerciali, ma alla luce della crisi del dollaro, al quale sono ancorate gran parte delle loro riserve valutarie, hanno rafforzato la cooperazione, evidenziando l’esigenza di una riforma del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Migliavacca nel suo intervento ha sostenuto che la crisi prima della moneta americana e ora dell’euro segnala un problema sistemico di governance. Considerando i processi d’integrazione in corso in Africa e America Latina, la creazione di monete regionali può rappresentare una soluzione, ma iniziative simili possono avere successo solo in presenza di determinati fattori, in particolare la fiducia tra i paesi coinvolti e una volontà di cooperazione superiore alle rivalità nazionali. Mosconi infine nella sua relazione ha osservato che la crisi ha toccato dimensioni tali da richiedere un cambiamento. Come suggerito dal governatore della banca centrale cinese, si potrebbe partire con un sistema multicurrency, sviluppando l’impiego dei diritti speciali di prelievo del FMI per garantire un paniere di valute più ampio che sul modello dell’ecu, antesignano dell’euro, ponga le premesse per la creazione di una moneta globale.
Al termine delle relazioni è seguito un dibattito che ha visto da parte del pubblico in sala diversi interventi, tra cui quello di Alfonso Iozzo (membro esecutivo UEF) che ha sottolineato come il ricorso alle svalutazioni competitive e all’inflazione, oltre alle speculazioni finanziarie, colpisca direttamente i cittadini e il loro potere d’acquisto. Solo le scelte che garantiscono la stabilità monetaria possono tutelarli  e si possono di conseguenza definire veramente democratiche. Mettendo da parte l’ipotesi di un ritorno a Bretton Woods e di un nuovo accordo euro-americano, i relatori, a conclusione dell’incontro, hanno quindi ribadito la necessità di un ordine monetario mondiale più cooperativo a favore del quale l’Europa, impegnata a risolvere il dilemma di una moneta senza stato, possa svolgere ancora una volta un’azione propulsiva.